What We See While We Run

What We See While We Run

venerdì 20 giugno 2014

Ultra Trail di Celano 2014 - 64 Km - 4000 D+ - Lassù dove volano i grifoni.

Lassù dove volano i grifoni.


Voltaire diceva: "Se abbiamo bisogno di leggende, che queste leggende abbiano almeno l'emblema della verità! Mi piacciono le favole dei filosofi, rido di quelle dei bambini, odio quelle degli impostori!".
Si parla spesso di trail famosi per la loro difficoltà, di gare ai limiti dell’impossibile, di sfide organizzate per gli eroi. E’ così che si creano le leggende. A volte per un’aurea particolare, altre perché meritate, alcune costruite maliziosamente per attirare l’attenzione, altre ancora che non sono all’altezza delle aspettative o non lo sono più come un tempo.


Il trail a Celano, però, è qualcosa di diverso. Nato nel 2010 con una gara di 30 km, si è passati ai 43 km del 2012, fino a diventare l’ultra trail di 64 km con dislivello positivo di 4000 metri di questa quinta edizione 2014. Ogni anno un percorso diverso, ogni anno più difficile, ogni anno un qualcosa in più. Per creare una sfida sempre più dura per gli atleti, verrebbe da dire. Ma non è così. Non solo, almeno. Non si tratta di una questione di numeri sempre più alti per allettare i più forti, i più impavidi, i più pazzi. C’è qualcosa altro. E quel qualcosa lo si capisce mentre si corre: la bellezza della natura è direttamente proporzionale alla sua spietatezza. Una cosa che sanno bene i trailrunners. Lo sanno bene i partecipanti di questa gara che fina dalla prima edizione non riescono più a fare a meno di tornare ogni anno per rivederne luoghi e scoprirne di nuovi (perché le risorse di questa zona sono incredibili). E lo sanno ancora meglio gli organizzatori della Celano Ultratrail che amano questo posto e che con questo assunto hanno creato quello che in molti, all’arrivo, hanno definito “L’ultratrail più cattivo d’Italia”. Quindi potete immaginare.
Ma andiamo per ordine.
Le condizioni meteorologiche sono un’incognita. Se ne parla da settimane. E arrivati al momento della punzonatura si dice che comincerà a piovere da mezzogiorno per tutto il pomeriggio. Beh, guardiamo il lato positivo, partendo alle cinque del mattino abbiamo almeno sette ore di gara all’asciutto. Quel che accadrà dopo, lo affronteremo strada facendo. Un passo alla volta.



Si parte dal castello di Celano e come ogni anno si comincia alla grande in tutti i sensi, percorrendo i primi 1100 metri di quota in sette chilometri di salita per raggiungere la vetta del monte Serra a 1943 mt. Un’arrampicata vertiginosa che è ormai un classico marchio di fabbrica di questa competizione e ti mostra fin da subito quel rapporto diretto tra bellezza e durezza: quel che abbiamo intorno è stupefacente, ma non ci si può distrarre, bisogna mettere tutto noi stessi per riuscirlo ad affrontare. Un coinvolgimento totale, esclusivo, estraniante e liberatorio.
Sulla cima si prende fiato, ci si gode la magnificenza del panorama a 360° da togliere il fiato e si riparte correndo in cresta.




E per ogni cima raggiunta c’è sempre dietro una discesa… e poi un’altra salita. Lasciamo andare le gambe sul prato verdissimo verso Ovindoli tornando a 1350 mt di quota per poi ricominciare a salire tornando a toccare i 1850 mt al trentesimo chilometro.
Da qui, la vera novità di quest’anno: scendiamo verso il letto del torrente “Le Foci” per arrivare alle famose Gole di Celano.



Uno scenario davvero suggestivo dove, tra le pareti rocciose del canalone, sembra di correre inghiottiti dalla montagna. Ma bisogna fare attenzione: il fondo di rocce levigate e scivolose costringono a rallentare e a mantenere alta la soglia dell’attenzione per non cadere.



Il meteo ci ha azzeccato. A mezzogiorno, ricominciamo a risalire verso la Val d’Arano attraverso il ripido sentiero nel bosco che ci ripara a stento da una pioggia battente. Siamo al 38° chilometro e pensare di affrontare la corsa con queste condizioni meteorologiche è fisicamente e mentalmente provante. L’idea di non riuscire a portare a termine la gara è un pensiero che va scrollato di dosso con un colpo di testa insieme alla pioggia. Del resto, è nelle condizioni peggiori che si trova la sfida e il mantra da ripetersi è che non vorremmo essere in nessun altro posto se non in questo. L’abbiamo voluto noi, quindi stingiamo i denti e proseguiamo.
La tenacia, a volte, premia gli impavidi e usciti dal bosco, quando abbiamo quarantaquattro chilometri nelle gambe, la pioggia ci dà un po’ di tregua proprio all’inizio della durissima salita che si inerpica fino alla cima del Monte Etra sulla quale possiamo arrampicarci col benestare del tempo. 
Una concessione che ci fa sentire fortunati, dato che la scalata è davvero impegnativa e sembra non finire mai. Alziamo gli occhi al cielo e lassù, sopra la vetta vediamo i grifoni volteggiare come se ci stessero aspettando. Una sensazione incredibile e surreale che ci dà la forza per aggrapparci con tenacia alle rocce ruvide, ma decorate da splendidi fiori viola e gialli che sembrano confermare ancora una volta il senso assoluto della natura: bellezza e durezza.

Arrivati sulla cima, a 1818 mt di altitudine, percorriamo la cresta con lo strapiombo alla nostra sinistra che dà le vertigini, fino ad arrivare ai prati di Popoli. 




Ricominciamo a scendere raggiungendo il fondovalle con la pioggia che ricomincia a farsi sentire come un compagna di corsa che ci ha ripreso e con la quale è inevitabile condividere un tratto di strada. Stringiamo i denti e speriamo che si stanchi presto.
Torniamo verso il monte Serra correndo la strada sotto la sua cresta. Le nubi si diradano. Sulla via del ritorno la pioggia ha reso diversi punti tanto fangosi da non riuscire a correre. La malta si attacca alla suola delle scarpe che affondano e si appesantiscono, mentre i tratti in discesa sono diventati pericolosamente scivolosi.
Gli ultimi cinque chilometri sono un divertente single track di saliscendi in mezzo al bosco che sembra premiare le nostre fatiche.


All’arrivo, l’entusiasmo di essere riusciti a portare a termine quest’avventura fa dimenticare quanto dure siano le gambe dopo 64 km con questi dislivelli e con queste avversità meteorologiche. Una sensazione quasi estatica cancella per qualche momento la sofferenza fisica e passando sotto il traguardo, ripercorri velocemente tutto quel che hai attraversato. Non riesci a crederci. Un’esplosione di emozioni che si susseguono accavallandosi l’una sull’altra. E sotto lo striscione gonfiabile, accolto dall’entusiasmo degli organizzatori, dei volontari, degli abitanti di Celano e degli altri corridori, non riesci a smettere di sorridere. A stento te ne rendi conto: ce l’hai fatta. Hai portato a termine l’Ultratrail di Celano.



Un’impresa che ha dell’epico. E che solo chi ama incondizionatamente questi luoghi era in grado di concepire. E a pensarci bene, coinvolto da quell’accoglienza, ripensando al percorso perfettamente segnalato, all’assistenza puntuale, alle parole di conforto e incitamento ai ristori, beh, l’impresa l’hanno fatta loro: chi l’ha sognata, progettata e realizzata con passione. Una passione per l’incredibile patrimonio naturale impervio e bellissimo che offre questo luogo e che con questo spietato trail, i mountain runners hanno l’opportunità e il privilegio di confrontarsi.
Spesso una leggenda prende vita proprio nelle storie che le persone si raccontano a vicenda. Ma non c’è bisogno di rendere leggendario qualcosa come questo. Perché qui non c’è bisogno della fantasia per mitizzare questa gara. Tra le corse in montagna, per quanto giovane sia, quella di Celano, mitica lo è già diventata ormai, a detta dei suoi partecipanti e dei concorrenti più forti, come l’ultratrail più cattivo d’Italia.

di Beniamino Cavalli

sabato 15 febbraio 2014

Anello alto di Castelluccio di Norcia


Hike running sul Piccolo Tibet


Itinerario in un luogo unico, tutto corribile a quote tra i 1300 ed i 1700 metri di altitudine.

Anche d'inverno con innevamento medio è possibile comporre itinerari di varie lunghezze e difficoltà.


Dalla piazza di Castelluccio di Norcia (m 1453) saliamo verso Colle (m 1742) sulla carrozzabile che taglia il versante SE del Monte Veletta (m 1614).




La salita è graduale, salvo alcuni brevi tratti più ripidi, e con il fondo dissestato ma facile.
Ampi panorami sul Pian Grande, sulla Costa del Vettore e su Castelluccio di Norcia.
In 4 km siamo saliti di 300 m, tanto basta per garantirci i successivi 10 km di pianura e discesa a quota 1600-1700 m.



Da Colle puntiamo verso Forca di Rapegna (m XXXX), attraversando prati e boschetti, lasciando a sinistra il panorama sui piani di Norcia e a destra la Val di Canatra.



Il sentierino che aggira il versante sud del Monte Lieto (m 1944) a quota 1600 m è assolutamente sconsigliato con neve abbondante.
Con la neve che abbiamo trovato noi invece è stata un'aerea e divertente traversata, a caccia di grip e tracce di sentiero, fino a Forca di Gualdo (m 1496).



Per rientrare a Castelluccio abbiamo attraversato tutto il Pian Perduto, correndo liberamente sul prato trasformato in acquitrino dalla neve disciolta.


lunedì 3 febbraio 2014

Giro del Monte Linguaro

Hike running nell'Alta Valle del Potenza


Itinerario interessante perché permette di correre un lungo tratto oltre i 1000 m di quota, su cresta ampia con prati sommitali, e di percorrere un tratto del Sentiero Francescano Assisi-Loreto nella Valle della Scurosa.


Il nostro percorso inizia dall'abitato di Sefro (m 497) e risale la Valle dell'Eremita fino al valico della Forcatura.
Si può scegliere la strada bianca che sale gradualmente su fondo sempre più sconnesso ma sempre corribile, o la mulattiera sul versante opposto con tratti più ripidi nel bosco.


Dal valico si sale ancora su prato in direzione sud, lasciando sulla sinistra la vetta del Monte Linguaro (m 1390).
I panorami che si aprono sono molto ampi, dal Piano di Monte Lago verso i Monti Sibillini fino al Gran Sasso d'Italia.



Qui si corre liberi, seguendo qualche traccia sul prato e prendendo come riferimento in lontananza il Monte Ràngora (m 1205).



Dalla faggeta di Forca di Bara si scende nella Valle della Scurosa su single-trak che taglia le pendici del Monte Pennino (m1571).
Spesso il sentiero scompare e qui abbiamo incontrato i caprioli.

La discesa nella Valle della Scurosa è tecnica e divertente.
Il sentiero non è ripido ma passa continuamente da una parte all'altra del torrente con continui guadi su rocce affioranti.


Cascatelle e fenomeni carsici fanno apparire e scomparire l'acqua del ruscello.
La corsa è un continuo slalom tra la vegetazione, il fondo cambia continuamente.
Alcuni tratti di faggeta ad alto fusto sono splendidi.


Usciti dalla valle si arriva alla strada asfaltata che in tre km riporta a Sefro.
Itinerario di difficoltà medio-facile consigliato in tutte le stagioni.

mercoledì 27 novembre 2013

Tai Chi Run

Il Tai Chi Run è una nostra libera applicazione dei principi del Tai Chi Chuan alla corsa in montagna.


Il Tai Chi Chuan è un'antica arte marziale cinese, nata come sistema di autodifesa, che si è trasformata nel corso dei secoli in una raffinata forma di esercizio per la salute ed il benessere.
La pratica del Tai Chi Chuan consiste principalmente nell'esecuzione di una serie di movimenti lenti e circolari che ricordano una danza silenziosa, ma che in realtà mimano la lotta con un opponente immaginario.
Unisce l’esercizio lento con l’attenzione della mente concentrata sul movimento, muovendo il corpo in modo rilassato e consapevole e calmando il respiro.





Il Tai Chi Run trasferisce gli stessi principi alla corsa in montagna, permettendo di aumentare la capacità di concentrazione e di non utilizzare necessariamente la forza fisica per ottenere un buon allenamento.

Non ha nulla a che vedere con il "fondo lento" di cui si parla nelle tabelle di allenamento.

E' particolarmente benefico per ridurre lo stress nei periodi di defaticamento e per riprendere l'attività dopo un infortunio.

I percorsi ideali per il Tai Chi Run sono i sentieri di montagna con salite di media pendenza e discese tecniche.




domenica 17 novembre 2013

Hikerunning to the top of Revellone mountain

Ciao Runners,
hike running è un escursionismo corso sui sentieri di montagna, senza un itinerario prestabilito.
In queste foto, siamo al Monte Revellone, nel Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi.
Le altre foto di questo itinerario le potete trovare qui:
A presto
Stay tuned. :)


Trail Running - Da Rifugio a Rifugio 2012


La sensazione più immediata che si ha avvicinandosi per la prima volta alla località di Castelluccio di Norcia è di essersi persi qualcosa di straordinario, fino a quel momento. Un'impressione che alle 8:00 del mattino, prima di una gara storica come quella che stiamo per affrontare, è solo uno spettacolare preludio di quel che ci aspetta.
Sul valico appenninico che divide il confine marchigiano da quello umbro, ai piedi del Monte Vettore, si trova Forca di Presta1.550 metri sul livello del mare, dove si è svolta la 38ma edizione del trail “Da Rifugio a Rifugio”, organizzato dall’Associazione Nazionale Alpini della sezione Marche e tappa del circuito Park Trail 2012. Siamo sulla catena dei Monti Sibillini e da qui abbiamo l’incantevole visuale dei Monti della Laga.
Partendo dal rifugio dedicato all’alpino Giovanni Giacomini, il circuito di 19,700 km si snoda in percorsi escursionistici che tra crinali scoscesi, valli e boschi raggiunge il rifugio “Colle le Cese”, arriva al valico di Forca Canapine e ci riporta indietro al rifugio di Forca di Presta.
Il sentiero che percorre la prima parte lungo il fianco di una pendenza, costringe i partecipanti ad una corsa in fila indiana in cui è difficile superare chi hai davanti. Il ritmo è dettato dall’andatura di chi ti precede che, se non è simile al tuo, diventa un po’ frustrante. 
L’immagine prende così le forme di un sottile serpente colorato che si allunga intorno all’altura. Il prato rigoglioso che copre il tracciato nascondendo alla vista il reale appoggio del piede, rende ancor più complicato il single track. Anche se non si tratta di uno strapiombo, la pendenza al nostro fianco è da vertigini. Il pericolo c’è, ma non bisogna pensarci.
Lo scenario panoramico è eccezionale, ma è necessario mantenere alta la concentrazione sul sentiero. Andando avanti il serpente si sfilaccia e ognuno riesce a prendere il proprio passo. 
Una discesa più larga e brecciata permette di allungare le gambe fino al rifugio “Colle le Cese” dove, al settimo chilometro, oltre al primo ristoro, ci aspetta una breve, ma ripidissima parete in salita. La vegetazione è rigogliosa e il verde che ci accompagna durante l’arrampicata è davvero intenso. Si tratta dello strappo più impegnativo e da qui comincia la corsa in solitudine per chi vuol fare la propria gara. 
Il percorso è vario e ondulato, un saliscendi tutto da correre. Quando comincia la stanchezza fisica, si corre con la testa. Ma il sole forte arroventa la pelle, il caldo appesantisce l’incedere e intontisce. 
Al successivo ristoro, una fetta d'arancio, due battute d'incoraggiamento e via per non perdere il ritmo. La parte migliore di questi trail è spesso la solidarietà che si instaura tra sconosciuti che condividono la stessa passione lungo un tratto di strada insieme, anche se breve. 
E vedere una mano tesa a qualcuno che è inciampato, o sentire una parola d'incitazione da chi ti sta superando, è un modo di condividere le emozioni di uno sport in cui si soffre apparentemente senza senso. Ma il senso, anche se non sai spiegarlo, è lì in quei gesti e in quello che hai intorno. Ma soprattutto nel limite tutto personale che ti stai impegnando a spingere più in là. 
Il passaggio tra i boschi permette di riprendersi al riparo dai raggi e recuperare un po' di forze prima del tratto finale di ritorno verso Forca di Presta. Usciti dalla foresta, torniamo a vedere il versante arquatano del Monte Vettore che, con le sue asperità rocciose, si staglia verticale all’orizzonte, oltre la nostra meta. Ci si sente fortunati ad essere qui. Un trail entusiasmante e veloce, dall’impatto visivo incredibilmente emozionante.
Poco distante dall’arrivo, sulla strada del ritorno ritroviamo il Pian Grande sotto Castelluccio, dove abbiamo la fortuna di assistere alla cosiddetta “Fioritura”, che proprio in questo periodo regala uno spettacolare mosaico di colori, giallo, rossi, blu e viola. E ci si rende conto che la prima sensazione avuta al mattino non era che una minima parte di quel che ci portiamo a casa.



The most immediate feeling that you have approaching for the first time the village of Castelluccio di Norcia is that you have missed something extraordinary, so far. Impression that at 8:00 am., before a historic race like the one we are facing, it's just a spectacular prelude to what lies ahead.
On crossing the Apennines border that divides the Marche from Umbria, at the foot of Monte Vettore there's Forca di Presta1,550 meters above sea level, where we held the 38th edition of the Trail "Da Rifugio a Rifugio", organized by National Alpine AssociationMarche section, and step of the Park Trail 2012. We are on the Sibillini mountains and from there we have the lovely sight of Monti della Laga.
Starting from the refuge dedicated to the alpine Giovanni Giacomini, the circuit of 19.700 km of hiking trails winds in between steep ridges, valleys and forests to the refuge "Colle le Cese", arrives at the pass of Forca Canapine and takes us back to Forca di Presta.
The trail that runs through the first part along the side of a slope, force in a race in single file where it is difficult to overtake those in front of you. The rhythm is dictated by the gait of who precedes you, and if it's not similar to yours, it gets a little frustrating. The image thus takes the form of a colored thin snake that stretches around the altitude. The lush green grass covers the track, hiding from view what's under the step and makes it even more complicated the single track. Even if it isn't a cliff, the slope on our side is dizzying. The danger is there, but we must not think about it.
The panoramic scenery is outstanding, but we have to keep focused on the path. Going forward the snake frays and everyone can make their pitch. A broad and brecciated descent stretch the legs up to the refuge "Colle le Cese" where, at the seventh kilometer, there's the first refreshment before a short but steep climb wall. The  lush and intense green vegetation accompanies us during the climb. This is the most challenging tear, from here begins the race in solitude for those who do their own race. 
The route is varied and undulating with ups and downs to run around. When it gets physical fatigue, you run with your head. But the strong sun heats the skin, the heat weighs down the pace and stuns. At the next refreshment, a slice of orange, two words of encouragement and a fast restart to not lose the rhythm. The best part about these trails is often the solidarity that develops between strangers who share the same passion along a stretch of road together, even if brief. And to see a helping hand to someone who has stumbled, or hear a word of encouragement from others who are passing us, is a way to share the excitement of a sport in which you are suffering from seemingly meaningless. But the sense, even if you can not explain it, is there in those gestures and your surroundings. But especially in the very personal limits that you're making an effort to push further. 
The passage through the woods protect from the rays and recover a bit of forces before the final stretch back to Forca di Presta. Leaving the forest, we can see again the slope of Monte Vettore, with its rough rock, standing vertically on the horizon, beyond our goal. We feel lucky to be here. An exciting and fast trail, with an incredibly exciting visual impact.
Not far from the arrival, on the way back we find the Piano Grande under Castelluccio, where we are fortunate witness of the so-called "Fioritura", blooming, which during this period gives a spectacular mosaic of colors, yellow, red, blue and purple. And we realize that the first sensation we had in the early morning was just a small part of what finally we bring home.

Il Miglio del Passeto 2012 - Open Water Swimming


Se vi sfugge quanto sia lungo un miglio marino, sappiate che si tratta della bellezza di circa 1,852 Km. Una distanza da tenere conto, se avete intenzione di partecipare, a una gara di nuoto come l’annuale “Miglio del Passetto”, avvenuta lo scorso sabato 14 luglio ad Ancona. La spiaggia cittadina del capoluogo marchigiano ha accolto quasi 250 nuotatori, professionisti e amatori, che in questa caldissima mattinata estiva si sono sfidati, e hanno sfidato loro stessi, nella faticosa impresa che da anni coinvolge atleti da tutta italia e non solo. Giunta alla ventesima edizione, ha, infatti, radici storiche “Il Miglio del Passetto”, originariamente conosciuta come “La Traversata del Passetto” e prima ancora del porto, nata per sfida tra nuotatori della nobiltà e portolani.



Ai piedi della maestosa scalinata, lo spettacolo regala emozioni anche alla folla che assiste semplicemente dalla spiaggia. 
Alla partenza, la moltiudine di atleti prendono a mulinare bracciate. Il suggestivo rumore delle loro mani che schiaffeggiano la superficie dell’acqua, trasmette agli spettatori tutta la loro energia.
Nuotano senza tregua affrontando il mare leggermente increspato nel percorso allestito con due grandi boe e venti imbarcazioni con giudici, medici e subacqui di assistenza, che l’organizzazione Kòmaros Sub Ancona, in collaborazione con l’assessorato allo sport, ha preparato per loro. 

Si alza un vento che movimenta un po’ l’acqua. Ognuno nuota secondo la propria preparazione, le proprie forze e le proprie condizioni. All’imbuto che guida al traguardo, le bracciate si fanno più stanche, impegnative, ma ancora più determinate. 
E, all’arrivo, dal primo all’ultimo atleta, tutti emergono con un volto esausto, ma soddisfatto, che rispecchia lo spirito di una competizione sana e positiva, e che a qualche spettatore avrà fatto pensare, anche se solo per pochi istanti: “Perché no? Magari, l’anno prossimo ci provo anch’io.”
Al prossimo anno, allora!




If you don’t know how long is a nautical mile, well, you should take into account it’s about 1.852 Kms, if you plan to participate in a swimming race as the annual "Mile of Passetto", which took place last Saturday, July 14 at Ancona, Italy.
The beach town in the Marches capital has welcomed nearly 250 swimmers, professionals and amateurs, who in this hot summer morning challenged in the difficult undertaking that involves, from many years, athletes from all over Italy and beyond. Now in its twentieth edition, "The Mile of Passetto" has, in fact, historical roots. It was originally known as "The Crossing of Passetto" and before “Of the port”, as challenge between swimmer of the nobility against people of the port.
At the foot of the majestic staircase, the show excites all the people who simply attend from the beach. At the start, the athletes take to swirl their arms. The evocative sound of their hands slapping the water surface, transmits to the audience all their energy. 
They swim relentlessly confronting the sea rippled gently. The Kòmaros Sub Ancona organization, in collaboration with the Department of the sport, has set the path with two large buoys and twenty boats with judges, doctors, and sub-aquatic assistance. The wind moves a little more the water. Everyone swims according to their preparatio, forces and conditions. At the funnel that guides to the finish line, the strokes are more tired, strong, but more obstinate. 

And, on arrival, from first to last athlete, everyone emerge with an exhausted, but happy face, that reflects the healthy and positive spirit of this competition, and that makes some viewers thinking, even if only for a few moments: "Why not? Maybe next year, I'll try to. "
See you next year then!